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al testo di Adielle
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Aspetto che m'invada l'inerzia del cammino so tenere a bada l'erba del vicino, in verità. Quando torneremo a filare stellanti come comuni passanti avremo tracciato mappe della libertà. Abbiamo bisogno di chi ci sappia consolare piccole streghe dagli occhi buoni o grossi levrieri a pelo duro tramonti fluorescenti, marosi intimiditi da occhi umidi, picchi altissimi o colate atomiche di lava, voci cordiali musica d'alpeggio e percepire di non essere soli al mondo. E poi si muore a lavoro nell'esercizio delle proprie virtù come quando un grande amore non torna più. Nelle caselle incasellati sorge l'estro degli automi. E torneremo a far l'amore nelle piazze a peso d'oro. Sarà un trionfo di costole e costati, di bische d'avorio, un toccarsi ma non sempre con la stessa mano. Ed è solo oggi che già lo immaginiamo, attraversati da un fremito incorporeo. |
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